Edizioni Paguro | COMUNICAZIONI | RETE DI VENDITA | CASA EDITRICE EDIZIONI PAGURO Un'Associazione Culturale e Casa Editrice con sede a Mercato San Severino in provincia di Salerno che nasce con lo scopo di praticare e propagandare tutte le attività di natura culturale ed intellettuale legate al tessuto sociale, culturale, artistico ed economico. |
L’Associazione Culturale Edizioni Paguro, nella figura del suo presidente, il dottor Michele Citro — filosofo, scrittore, professore di Marketing e Comunicazione, Business Management e GUI (Graphical User Interface, in italiano «Interfacce Grafiche per Videogiochi») presso il VHEI (Valletta Higher Education Institute), nonché curatore di numerosissimi eventi culturali, artistici e letterari, sia in Italia che all’estero — e il Comune di Città della Pieve, nelle figure dell’attivo e illuminato Sindaco Fausto Risini e dell’energico e propositivo Assessore alla Cultura Luca Marchegiani, hanno unito i propri mezzi, le proprie competenze e le proprie energie tanto fisiche quanto intellettuali e creative, per dar vita a “IDILLI CROMATICI. Omaggio a Leopardi a 200 anni dall’Infinito”.
L’evento, ospitato negli ambienti museali del prestigioso Palazzo della Corgna, è consistito nell’esposizione di oltre 60 opere, tra pitture e sculture di artisti italiani e stranieri, e una serie di appuntamenti poetici e letterari organizzati dalle Edizioni Paguro in collaborazione con l’Accademia Pietro Vannucci di Città della Pieve.
Per quanto concerne la mostra, gli artisti — Elia Alunni Tullini (Umbria), Araphoenix (Campania), Cinzio Cavallarin (Veneto/Toscana), Angelo Andrea Citro (Campania), Peppe Cuomo (Campania), Angelo D’Amato (Campania), Nicola Della Corte (Campania), Gianfranco Gobbini (Umbria), Carla Guarino (Campania), Luca Impinto (Campania), Guido Marena (Campania), Pier Francesco Mastroberti (Campania), Pasquale Palese (Basilicata), Paolo Pasticci (Umbria), Nicola Pellegrino (Campania), Giuseppe Pizzo (Campania), Abdul Razzaq Al-Mawla (Iraq), Dino Ventura (Basilicata), Vittorio Vertone (Basilicata) e Silvio Zago (Veneto) — si sono dovuti attenere ed interpretare il tema dell’«Idillio» [dal latino idyllium, gr. εἰδύλλιον, diminutivo di εἶδος «immagine»; propriamente «quadretto, bozzetto»].
Il termine, che Leopardi riprende dai poeti alessandrini Teocrito e Mosco, indica piccoli componimenti di carattere principalmente bucolico e agreste ma può tradursi o interpretarsi, più generalmente, con «piccola scena», intesa quale punto di sospensione e di riflessione, comunemente e oggettivamente esperibile, limitato e limitante nello spazio e nel tempo, in grado di aprire alla soggettività di un animo umano particolarmente sensibile le porte di utopie (non luoghi) senza spazio e senza tempo.
«Questo colle solitario mi è sempre stato caro, / e anche questa siepe, che impedisce al mio sguardo / una gran fetta dell’orizzonte più lontano / Ma mentre siedo e fisso lo sguardo sulla siepe, / io immagino gli sterminati spazi al di là di quella…»
Se per Leopardi l’idillio è quella siepe che, precludendogli lo sguardo all’orizzonte, ne mette in moto la fantasia e l’immaginazione; per i nostri artisti è stato lo spazio “de-finito” della tela bianca o della materia grezza, incipit imprescindibili di quella ricerca “estetica”, tutta umana, del contrario da sé: il non-finito. Ricerca che produce spazi, figure, forme e colori in-definiti che attivano stati e livelli di apprensione e comprensione superiore e rivelano tanto all’artista quanto al fruitore della sua opera la natura ossimorica delle proprie essenze: la capacità di generare, trasmettere e recepire l’Infinito.