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Apprezzata come una tra le maggiori scrittrici autobiografiche tedesche della fine del XIX secolo, la fama di Malwida von Meysenbug è strettamente legata a quella di F. Nietzsche con cui trascorse un periodo di vacanze a Sorrento nell’estate-inverno 1876-1877 momento, questo, considerato di maggiore creatività per il grande filosofo tedesco.
Dopo Le memorie di un’Idealista, questa seconda opera ci mostra una scrittrice rimasta sempre fedele alle sue idee giovanili fino alla morte, battendosi con lo stesso ardore che da sempre aveva posto per i problemi politico-sociali ed artistico-filosofici contro la condizione di inferiorità femminile dovuta non solo alla debolezza intrinseca della donna ma, soprattutto, “per la tirannia e per i vizi del sesso forte”. Filosoficamente schopenhaueriana, era fautrice d’un Monismo idealista in cui l’Uno, principio creatore e primitivo dell’universo si identifica con lo spirito e l’anima umana. Wagneriana “forte”, la sua casa a Roma divenne presto un luogo di incontri tra intellettuali. Impossibile enumerare gli intimi amici e frequentatori che si tennero onorati della sua amicizia come il pianista Liszt, Gregorovius, G. Monod, Romain Rolland, Caroline di Wittgenstein, de Bülow, Lou Salomé, Heinrich von Stein, Alexandre di Warsberg, tanto per citare alcuni personaggi stranieri, mentre di italiani oltre a G. Mazzini, Garibaldi, Saffi, Orsini, i politici Minghetti, Sidney Sonnino, Crispi, De Pretis ed i pittori Ussi e Gè, nonché lo storico Villari ecc. Amante dell’Italia, durante i suoi viaggi ad Amalfi, a Rimini, a Pieve di Cadore ecc. soleva anche circondarsi di persone “alla buona” come contadini e pescatori con cui non disdegnava discutere ed informarsi sulle loro condizioni economiche. Alcune pagine sono un vero ritratto sociologico dell’Italia del tempo, da dove emerge la sua sofferenza per la situazione in cui versava “il bel Paese” dominato da una corruzione secolare ma che il popolo “bello, docile e intelligente meritava una sorte migliore dell’attuale”. L’opera non è priva di riferimenti storici ed artistici dei luoghi da lei frequentati, mentre pagine di intensa poesia sono i suoi due Addio al mondo, da considerare come un testamento per gli uomini di “buona volontà ed in tutti coloro che hanno in animo “un progresso indefinito nella libertà e nella giustizia”.